Fossombrone | Marmitte dei Giganti | Gola del Furlo | Monte Paganuccio | Torricella
VIA DELLA GOLA
Fossombrone | Marmitte dei Giganti | Gola del Furlo
SABATO 20 GIUGNO 2020
Dopo un lungo stop dovuto alle cause che ben sapete, ci siamo rimessi in marcia per il nostro Cammino di Pesaro-Urbino. Eravamo arrivati a Fossombrone a febbraio, quindi è proprio qui che ci siamo incontrati con il resto del gruppo di questa quinta tappa che ci avrebbe portato nel cuore della Gola del Furlo. Anche stavolta non mancava il mix interculturale: Russia, Argentina, Canada, Perù e, ovviamente Italia, erano i paesi di provenienza dei partecipanti.
Abbiamo lasciato le auto al parcheggio dello stadio di calcio e attraversato tutto il centro storico di Fossombrone, passando per via Garibaldi e salendo poi la scalinata che porta alla terrazza della Corte Alta. Ammirando il panorama da un punto di osservazione piuttosto privilegiato vedevamo in lontananza la spaccatura di “Petra Pertusa”, il nome antico della Gola del Furlo, così imponente ed eccezionale, comparata al contesto perlopiù collinare dell'ambiente circostante.
Prima di incamminarci, un ultimo sguardo ai tetti delle case e agli edifici di Fossombrone, al Santuario Beato Benedetto e Convento dei Frati Cappuccini che svetta sulla cima del colle opposto a quello di San Aldebrando su cui poggiavano i nostri piedi.
Il Percorso
Si esce da Via Roma lasciandosi il centro storico alle spalle e il Ponte della Concordia sulla sinistra. Si prosegue per poche centinaia di metri costeggiando il fiume Metauro fino ad arrivare ad un grande terrazzo, che altro non è che il soffitto dell'antico lavatoio della città, raggiungibile scendendo pochi scalini. Da qui si può continuare seguendo la via Flaminia per circa un paio di minuti e prendere una stradina sulla sinistra che passa attraverso alcune abitazioni e incrocia un tratto della vecchia ferrovia Fano-Urbino che si può percorrere fino a raggiungere la Forra di San Lazzaro, comunemente chiamata Marmitte dei Giganti. Sicuramente merita una prima occhiata dal ponte dei Saltelli, o di San Lazzaro, dal quale si misurano 28 metri di distanza dalle acque del fiume, per poi invece inoltrarsi nel sentierino che conduce alle cascatelle che precedono le alti pareti di calcare della forra. Ci si può rilassare bagnandosi i piedi nelle fredde acque del Metauro e i più temerari possono perfino farci un bagno prima di rimettersi in marcia.
Risalendo al ponte, lo si attraversa e si prende la strada che, addentrandosi nella campagna, porta dopo alcuni chilometri di asfalto dissestato e ghiaia alla chiesa di Sant'Anna. Qui si può optare per utilizzare la strada asfaltata e un ponte che oltrepassa al superstrada, oppure si può continuare in direzione del ristorante Oasi Sant'Anna e, appena superato, scendere per una traccia visibile ma con una fitta vegetazione che in pochi metri porta sotto il viadotto e a livello del fiume. Qui possiamo toglierci scarpe e calzini ed affrontare un facile guado fino alla sponda opposta, controllando bene che la portata del fiume dopo un periodo piuttosto piovoso non lo sconsigli.
Superato questo tratto non ci resta che completare le ultime centinaia di metri di strada asfaltata che ci portano alla diga del Furlo e incamminarci lungo il comodo marciapiede che segue la via Flaminia e si addentra nella Gola del Furlo. Da qui in poi ci si può abbandonare allo stupore che natura e uomo hanno saputo creare in questo incredibile scenario e terminare con la dovuta calma gli ultimi chilometri di questa semplice tappa.
NOTA: Raccomando di passare una notte in più al Furlo e di percorrere il sentiero che sale fino alla Terrazza Alta Furlo (detta anche Testa del Duce) e poi fino alla vetta del monte Pietralata, da cui si gode di un panorama a 360 gradi straordinario, con la vista che spazia dal Conero ai Sibillini guardando verso il meridione e dai Sassi Simone e Simoncello, San Marino e Urbino guardando verso settentrione. Si può salire dal sentiero che parte dalla diga, più impegnativo, oppure dalla strada carrabile che parte dal bar Furlo e scendere poi al Santuario del Pelingo.
Prima di lasciare Cartoceto, poco fuori dalle mura, merita una visita il Monastero Santa Maria del Soccorso, dal quale si può proseguire per una stradina che lambisce il Museo di Scienze del Balì e raggiunge in poco tempo il castello di Saltara, forse uno dei posti più sottovalutati della Valle del Metauro. La scalinata con cui si accede all'interno della cinta muraria termina con un balcone da cui si ha una buona vista dei colli circostanti e della piazza; raggiungendo le mura meridionali si ha un bellissimo scorcio panoramico mentre nelle vie interne si nascondono pregevoli casette, giardini e un loggiato con una scaletta che porta ad un altro affaccio sul borgo sottostante.
Il nostro cammino
Da Fossombrone al Furlo la strada non è tanta ma la si può comunque riempire di momenti piacevoli. Appena usciti dal centro abitato, dopo aver superato il lavatoio e aver percorso il breve tratto di ferrovia abbiamo deciso che una sosta al bar alimentari di San Lazzaro era d'obbligo. Qui potete fare il vostro approvvigionamento di cibo per la tappa, a meno che non ci abbiate già pensato a Fossombrone, e potete riempire le borracce nella fontanella di fianco al bar.
Dopo questo comodo inizio siamo scesi alla Forra di San Lazzaro e abbiamo consumato la crostata comprata all'alimentari e il caffè che tenevo nel thermos. Qualcuno si è tuffato in acqua e altri hanno semplicemente immerso i piedi sedendosi a ridosso delle piccole rapide e cascatelle create dal fiume. La strada di campagna che porta a Sant'Anna è stata presa con serenità vista la sua relativa difficoltà e abbiamo deciso di fare una piccola deviazione risalendo un sentiero sulla sinistra poco dopo l'abitato di Bellaguardia per poter consumare il nostro pranzo in un contesto naturalistico migliore, accerchiati dalle ginestre nel loro periodo di maggiore fioritura.
Dopo aver raggiunto la chiesa di Sant'Anna, nonostante qualche perplessità iniziale il gruppo ha affrontato il guado con disinvoltura e la sensazione dell'acqua fredda e del manto di alghe e licheni del fondale è stata oltremodo piacevole per i nostri piedi.
L'attraversata della Gola ha suscitato grandi emozioni sia per chi non l'aveva mai vista sia per chi ci era già passato tante volte. Dalla diga, alle gallerie romana e etrusca, alle pareti strapiombanti dei monti Pietralata e Paganuccio, al colore del fiume Candigliano, alle grotte scavate dall'acqua.
La merenda finale al Ristorante Antico Furlo è stata all'altezza dello spettacolo naturalistico: crostini misti, porchetta fatta in casa, verdure gratinate e una frittata che era una gioia per il palato. Particolare piacere ci hanno fatto la visita alla grotta dei vini all'interno del ristorante e l'accoglienza riservataci in quanto sviluppatori di questo ambizioso progetto di unire la provincia in un cammino che la attraversi quasi nella sua interezza.
Mangiare e Dormire
Ristorante Antico Furlo – Via Furlo, n. 60, Acqualagna (PU).
Bar Il Nido – Via Sant'Anna del Furlo, 28, Acqualagna (PU).
Bar Furlo – Strada Statale Flaminia, 3, Acqualagna (PU).
Bar Ristorante Birra Al Pozzo – Pianacce, 12, Acqualagna (PU).
Campeggio Le Querce – Pianacce, 50, Acqualagna (PU).
B&B Aquilegia – Via Sant'Anna del Furlo, 12, Cagli (PU).
VIA DEI BRIGANTI
Gola del Furlo | Monte Paganuccio | Torricella
DOMENICA 21 GIUGNO 2020
Ci siamo ritrovati al parcheggio del ristorante Antico Furlo anche se la tappa prevedeva di iniziare all'Abbazia di San Vincenzo di Petra Pertusa, che avrebbe sicuramente meritato una visita avendo a disposizione più tempo. Una breve sosta al Bar Furlo per comprare una delle leggendarie “cresce” ripiene da asporto e il gruppo si è messo in cammino procedendo per il ponticello carrabile che attraversa il fiume Candigliano e porta verso il versante occidentale del monte Paganuccio. Il gruppo questa volta è meno multietnico ma sicuramente più eterogeneo dal punto di vista anagrafico: si va dai quasi cinquanta agli otto anni.
Il Percorso
Poche centinaia di metri e l'accesso al sentiero che sale al rifugio La Pradella compare sulla sinistra, anche se un po' nascosto. Si guada un piccolo torrente e si sale in maniera abbastanza netta per un sentiero nel bosco, tra ginestre, ginepri, carpini, querce e pini fino a raggiungere l'area di sosta del rifugio dopo circa un'ora e trenta minuti di cammino. Da qui chi ha più gamba e volontà può raggiungere la vetta del monte Paganuccio seguendo il sentiero indicato dai pannelli segnaletici e scendere poi l'altopiano di prati pascolo tra i cavalli selvatici in direzione del Monte Scatto. Chi vuole optare per la via più comoda piò scegliere la strada bianca che segue il monte a mezza costa e raggiunge la stessa meta con uno sforzo praticamente minimo. Interessante variante questa specialmente nel mese di giugno poiché si cammina inebriati dal profumo di ginestra ma anche perché lungo il percorso ci si imbatte spesso in alberi di visciole.
Dopo alcuni chilometri di strada bianca ci si trova in un pianoro crocevia di più sentieri e tracce che vanno in diverse direzioni. Merita sicuramente una sosta per ammirare il panorama che si apre sulla valle del Metauro e permette di vedere fino all'Adriatico. Se ci voltiamo lentamente a 180 gradi verso la nostra destra lo sguardo arriva fino al Monte Conero, al Monte San Vicino, ai monti Cucco, Strega, Catria e Acuto. In direzione del Monte San Vicino, ma molto più vicino a noi poiché è il colle attiguo alla nostra posizione, il monte Scatto, luogo di riferimento di una delle bande di briganti più temibili della zona tra gli anni 1861 e 1862: la Banda Grossi (di cui trovate anche un film del 2018).
Da questo punto di osservazione la discesa a Torricella è comoda e senza particolari intoppi, ma poiché una volta raggiunta la destinazione non si trovano sistemazioni per la notte, consigliamo di proseguire con la tappa successiva fino a Pergola oppure di prendersela comoda e alloggiare al B&B Monte Scatto, proprio dietro l'omonimo colle.
Torricella è un gioiellino di castello appoggiato su un colle in una valle praticamente disabitata: da Isola di Fano, qualche chilometro più a nord-est, si incontrano solo frazioni con una manciata di case. Arrivando dal monte Paganuccio ci si imbatte subito sulle rovine della torre di guardia, oltre la quale si apre la vista sul paesino perfettamente conservato e pieno di fiori e decorazioni. Una vera e propria oasi di pace in cui rilassarsi un po' dopo le fatiche di una camminata.
Il nostro cammino
La salita sotto un sole cocente di metà giugno non è stata particolarmente mitigata da un bosco non molto generoso di ombra. La sosta alla piccola area ristoro di fianco al rifugio La Pradella è stata rigeneratrice e anche qui, come il giorno precedente, abbiamo potuto berci un bicchiere di caffè dal thermos che ormai è diventato un fedele compagno di viaggio.
Abbiamo notato con dispiacere che la fontanella, unico punto di approvvigionamento acqua lungo percorso, non era funzionante e che quindi abbiamo dovuto farci bastare la nostra scorta. Ma, visto che abbiamo optato per la variante semplice fino al Monte Scatto, il resto del cammino è continuato con disinvoltura nonostante il sole che ci accompagnava, anche se dall'appennino iniziavamo a vedere nuvole scure e minacciose avvicinarsi.
La pausa pranzo è stata molto panoramica e resa ancor più piacevole da qualche nuvola che di tanto in tanto ci faceva ombra. La testa intanto andava al percorso già compiuto, osservando la valle del Metauro, e a tutto quello che ci avrebbe aspettato sul lato opposto con la visuale che si apriva dal Monte Catria al Monte Nerone.