05-06 di Settembre

Via della Cathedra e Via del Tenetra

Fonte Avellana | Monte Catria | Monte Acuto | Monte Tenetra | Cagli

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Via della Cathedra e Via del Tenetra
VIA DELLA CATHEDRA
Fonte Avellana | Monte Catria | Monte Acuto
SABATO 05 SETTEMBRE 2020

Ritrovo a Foce per esigenze logistiche e partenza alle 10 del mattino per questa bellissima quanto impegnativa tappa che ci porterà prima al Monastero di Fonte Avellana, poi alla sella tra le vette dei monti Catria e Acuto e quindi ai prati dell'Infilatoio, infine alla casa rifugio di Valpiana, dove passeremo la notte.

Un bel gruppo di una quindicina di persone affronta con entusiasmo la prima parte di asfalto e tagli attraverso piccoli sentieri nel bosco che conduce al passo La Forchetta, per poi scendere compatti al monastero e fermarsi per una sosta contemplativa su due lati: da una parte Fonte Avellana, in tutto il suo splendore, dall'altra la montagna, da affrontare con una ripida salita di più di due ore immersi nel bosco.

Il Percorso

Si lascia Fonte Avellana alla spalle, camminando per attraversare il parcheggio in direzione della strada asfaltata che arriva dal passo La Forchetta. Una volta attraversata, ecco che inizia il sentiero dei Carbonai (o n. 77),il cui nome deriva dalle numerose vecchie carbonaie presenti. Ottenuto ripristinando una vecchia mulattiera già esistente, raggiunge l’Infilatoio aggirando la suggestiva Rocca Baiarda.

L’itinerario proposto è impegnativo, dato il dislivello, il fondo per la maggior parte pietroso e la durata di circa 2.30-3 ore. Esige un discreto impegno fisico, che viene comunque ripagato dalla bellezza degli ambienti che si attraversano.

Il sentiero si inerpica subito in salita; si attraversa il letto del fosso e si prosegue sempre in salita lungo una serie di tornanti, in mezzo a un fitto bosco avviato a fustaia di faggi, aceri e carpini, denominato “La Valle”, mentre i rintocchi delle campane del monastero spezzano il silenzio della montagna. Sulla sinistra, colpiscono l’attenzione degli enormi massi, testimoni di antiche frane.

Dopo una lunga prima parte di salita costante, il sentiero si fa più dolce e attraversa due impluvi prima di uscire dal bosco e regalare la stupenda vista dei monti Catria, a sinistra, e Acuto, a destra.

Si scende attraverso il prato pascolo fino alla strada asfaltata e al monumento della Madonna degli Scout. Merita sicuramente una visita la chiesetta di San Pier Damiani, proprio tra i due piloni che anni fa erano stati adibiti ad impianti eolici.

Tornando sui propri passi, dalla strada si scende ancora di qualche decina di metri, sempre su prato, fino al rifugio Capanna di Porci, dal quale inizia uno splendido e comodo sentiero che aggira a mezza costa l'imponente monte Acuto, passando prima dentro una fitta faggeta poi sul versante occidentale della montagna, in un sentiero roccioso ma comunque agevole che permette alla vista di spaziare sulla valle di Chiaserna e Cantiano, ai monti umbri dove svetta il monte Subasio, al monte Cucco e, nei giorni più nitidi, ai Monti Sibillini.

Si prosegue su questa bella traccia fino a che non si arriva al bivio con il sentiero che sale sulla impervia vetta dell'Acuto e dal quale si può ammirare il panorama che si apre verso nord, verso il monte Petrano e il Nerone.

Una volta completato questo aggiramento, si scende di alcune decine di metri a Bocca della Valle e, in corrispondenza della strada, si prende il sentiero che si infila nel canalone tra i due crinali e che, morbido, attraverso il bosco porta a Valpiana.

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Il nostro cammino

La sosta a Fonte Avellana è sempre un piacere, è una pace dei sensi che prepara il fisico e la mente per la fatica che ci attende. La salita fino all'Infilatoio si fa sentire e come! Forse è una delle più dure che affronteremo in questo Cammino di Pesaro-Urbino. Sono due ore abbondanti nel bosco, con pendenza importante e quasi senza tregua. Chi ha fiato e voglia per guardarsi intorno può comunque farsi affascinare dalla vegetazione che, specialmente in autunno e inizio estate, assume colori straordinari. Dopo un bel guadagno altimetrico iniziamo a vedere la luce che filtra tra le chiome dei faggi e in un attimo siamo fuori dal bosco, con lo sguardo meravigliato rivolto verso le vette del Catria e dell'Acuto.

La croce del monte sacro per le popolazioni dell'antichità ci sembra ad un passo, tant'è che pare quasi un'eresia non completare la scalata fino a raggiungerla. Ma, visto che ci attende ancora metà percorso, la scelta più logica ricade nella sosta merenda e un po' di relax contemplando il panorama.

La ripartenza è dolce, in discesa fino al rifugio Capanna dei Porci, per poi prendere una vecchia mulattiera che si fa sempre più stretta e porta ad aggirare la parete rocciosa del monte Acuto. E' un sentiero questo che da tutto il tempo per ricaricare le proprie energie e che riempie gli occhi di bellezza. Si arriva a Bocca della Valle in un tempo che sembra essere volato, ma in realtà sono passate quasi altre due ore dalla sosta merenda, per iniziare la comoda discesa fino a Valpiana, dove ci attendono i preparativi per la grigliata di carne comprata alla macelleria Antica Contea di Frontone. La notte regala un cielo stellato come non lo si vedeva da anni, nelle nostre vite di città. Si canta, si mangia e si beve fino a che le energie non ci abbandonano.

CURIOSITÀ SU FONTE AVELLANA

  • ll Monastero di Fonte Avellana è situato alle pendici boscose del monte Catria (1701 m.) a 700 metri sul livello del mare. Le sue origini si collocano alla fine del X secolo, intorno al 980, quando alcuni eremiti scelsero di costruire le prime celle di un eremo che nel corso dei secoli diventerà l’attuale monastero. La spiritualità di questi eremiti fu influenzata da San Romualdo di Ravenna, padre della Congregazione benedettina camaldolese. Egli visse e operò fra il X e l’XI secolo in zone vicinissime a Fonte Avellana, quali Sitria, il monte Petrano, e San Vincenzo al Furlo.
  • Conosciuta come Abbazia Camaldolese di Santa Croce viene ricordata da Dante nell’XXI Canto del Paradiso. Al posto delle originarie celle (si trattava capanne) sparse attorno ad una cappella, sorsero a partire dall’XI secolo numerosi edifici in pietra tra cui il chiostro, la chiesa con cripta, la sala del Capitolo, lo splendido scriptorium, le celle dei monaci, la foresteria e la Biblioteca, nobili e austeri ambienti che si stringono attorno alla massiccia torre campanaria ed ospitano ancor oggi i monaci camaldolesi.
  • Losviluppo di Fonte Avellana iniziò con San Pier Damiani, alla cui forte personalità si devono non solo il nucleo originario della costruzione, ma più ancora l’impulso spirituale, culturale e organizzativo che resero l’eremo centro d’attrazione e di diffusione della vita monastica e che influirono fortemente sulla riforma religiosa e sulla vita sociale.
  • LaCripta(sec.X) è considerata la parte più antica di Fonte Avellana. È la chiesa primitiva e forse contemporanea alle origini dell’eremo; è il più antico luogo di culto esistente a Fonte Avellana, ma soprattutto è l’ambiente che meglio caratterizza l’impronta austera e non priva di solida bellezza che si volle per queste antiche costruzioni dedicate alla preghiera.
  • VIA DEL TENETRA
    Monte Acuto | Monte Tenetra | Cagli
    DOMENICA 06 SETTEMBRE 2020

    La sveglia alle prime luci del mattino da Valpiana è un must assoluto. Si esce dal rifugio a prendere i primi raggi di sole che filtrano dall'apertura sulla valle. Se si è fortunati ci si può imbattere in una serie di animali selvatici. Questa mattina erano i cavalli a farla da padrone, dominando il crinale antistante col loro nitrito.

    Una bella colazione con i resti della grigliata della sera prima e si è pronti a ripartire. Oggi si prospetta una tappa decisamente più simplice della precendente, con creste e discesa fino a Cagli. Prevediamo di finirla in un orario utile che ci consenta di goderci anche un pranzo insieme, prima di chiudere questo bellissimo weekend.

    Il Percorso

    Si prende il sentiero che dal rifugio continua in salita lungo la valle, ora perdendosi tra i faggi, ora tra vistosi solchi scavati dalle acque piovane. Si sale per circa una mezz'ora fino a raggiungere il valico tra la cresta del monte Morcia e quella del Tenetra. Inizia da qui una discesa che all'inizio segue una facile traccia tra prati sommitali e bosco, poi però va perdendosi e anche i tipici segni bianco-rossi sugli alberi sono difficili da trovare. Ad ogni modo si raggiunge, superando i rifugi Prato di Scola e Pradel de la Pozza, il passo de I Vai, e da qui si sale al Monte Campifobio.

    Il sentiero passa prima su comodi prati, poi diventa una traccia di cresta che permette di godere di notevole panorama fino a raggiungere il Monte Bambino. Da qui inizia una discesa più netta e ben segnalata che porta alla città di Cagli. Sulla sinistra spicca l'abitato di Acquaviva e la Pieve di Santo Stefano, attestata sin dal 1202, che si trova in rudere in località Montione. La chiesa fu distrutta da un terremoto prima del 1783, quando fu restaurata, e fu infine abbandonata dopo la Seconda guerra mondiale. La vista di Cagli dall'alto da sensazioni contrastanti: da un lato la meraviglia per l'armonia del centro storico; dall'altro l'indignazione per il processo di industrializzazione frenetica che ha ricoperto la valle di fabbriche.

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    Il nostro cammino

    Dopo aver superato l'indecisione tra scegliere il celebre Sentiero Frassati per aggirare il monte Morcia oppure salire direttamente per il prato e il bosco della Valpiana, optando per quest'ultimo per ragioni di tempo, la marcia del gruppo è allegra nonostante alcune soste per attendere qualcuno con problemi di vesciche. Tipico problema dei camminatori, facilmente evitabile con l'utilizzo della vaselina tra le dita dei piedi, sul calcagno e nella pianta.

    Le creste di Campifobio e Bambino non hanno destato nessuna difficoltà e ci hanno concesso un punto di vista inedito sull'affascinante e sottovalutato Monte Petrano. La discesa a Cagli è così passata molto in fretta, così come in fretta, complice il caldo torrido di questo inizio settembre, ci siamo rimessi in auto per tornare a Valpiana a consumare il nostro veloce pranzo.

    CURIOSITÀ SU MONTE CATRIA

  • La sua mole è stata considerata sacra fin dall'antichità. Venerata dagli antichi Umbri, la sua vetta era probabilmente ritenuta sacra e venerata anche dai Galli Senoni. Nel 1901 infatti, durante scavi di sistemazione nei pressi della vetta, vi fu ritrovato un bronzetto votivo di fattura romano-gallica. Alle sue falde, a circa un miglio dalla Mutatio ad Ensem (l'attuale Scheggia), era un famoso tempio degli umbri, poi venerato anche dai romani, dedicato a Giove Appennino.
  • Dante Alighieri nella Divina Commedia al canto XXI del Paradiso, ha reso celebre la montagna ricordando l'eremo di Fonte Avellana, fondato alle sue pendici nel X secolo, dove sono vissuti 76 tra santi e beati e dal quale sono usciti ben 54 vescovi. Nel periodo di massimo splendore (sec. XII), la comunità monastica era formata da circa 35 monaci. Il poeta vi è forse stato esule-ospite per qualche tempo. Il Catria si può dunque a buon titolo chiamare "La Santa Montagna".
  • Il gruppo del Monte Catria comprende inoltre altre cime minori: il monte Acuto (1668 m), le Balze degli Spicchi (1526 m), il corno di Catria (1186 m), il monte Tenetra (1240 m), il monte Alto (1321 m) e il monte Morcia (1223 m). L'altimetria segna dunque le quote più elevate di questa parte settentrionale dell'Appennino umbro-marchigiano; le vette del monte Catria e del monte Acuto sono peraltro le più alte nel tratto appenninico compreso tra la catena dei monti Sibillini a sud e l'alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord.
  • La parola Catria comparve la prima volta nel 1042 e la scrisse colui che fu probabilmente il personaggio più importante vissuto su questo monte: San Pier Damiani.
  • Narrando la vita di San Romualdo scrisse: aliquando autem vir sanctus non longe mansit a Catria. Mentre il primo atto giuridico privato contenente la parola Catria è del 1128; trattasi di una pergamena con cui l’abate di S.Severo di Ravenna, Divizio, dona a Pietro priore del Monastero di Fonte Avellana, vari possedimenti nei pressi di Serra Sant’Abbondio. Nel descrivere una di queste terre il religioso scrisse “a primo latere predictarum rerum Mons Catria (...), qui vadit per Clandidam et ascendens in Catria qui est in primo latere”.
  • IlProf.Lombardi(2003)ricordache“lepopolazioniantiche tendevano a dare il nome a un luogo secondo la ripetizione e la sedimentazione del loro immaginario nel linguaggio predominante, specie per similitudine di una cosa ad un’altra anche per una caratteristica molto pronunciata dell’ambiente naturale”. Collegato a questo aspetto vi é l’influenza della lingua tardo-greca in tutta l’area, per cui anche molti toponimo ne hanno risentito. Il gigantesco trono a cui il Catria assomigliava (e assomiglia) è trasferibile etimologicamente nei vocaboli seggio-sedia, sedile e lettiga che nella lingua grega erano codificati come “edra”. Appare logico, di conseguenza, che il nome Catria possa essere la contrazione di Cathedra, in riferimento ad una naturale evoluzione linguistica e fonetica coi passaggi da Cathedra a Càthreda, a Càt(h)rida, a Càtri(d)a, e infine Càtria.